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Borgo di Colle Ameno

Borgo di Colle Ameno

Nato da un progetto illuministico di Filippo Carlo Ghisilieri, Borgo di Colle Ameno si presenta come un complesso di edifici rossi; l’idea iniziale era quella di realizzare una città ideale autonoma, un centro di cultura e arte, di sperimentazione scientifica e di attività artigiane, un nucleo di urbanistica che comprendesse botteghe, un ospedale, scuderie, depositi, magazzini, una chiesa, una fabbrica di maioliche, oltre naturalmente alla villa padronale con le strutture annesse. L’oratorio barocco, risalente al 1700 e dedicato a Sant’Antonio da Padova è unico nel suo genere; a pianta cruciforme, la facciata esterna, che comprendeva l’ospedale, è caratterizzata da due portali di ingresso e da un alto campanile a vela sotto il quale è dipinto un orologio. Al suo interno invece si possono osservare dipinti, affreschi, altari in legno e sculture realizzate dai maestri Angelo Gabriello Piò e Mauro Aldrovandini. Nel 1944, durante la seconda guerra mondiale, venne insediato nel Borgo un campo di prigionia e di smistamento, qui i nazisti raccoglievano i civili per poterli utilizzare come manodopera, sia per la realizzazione della Linea Gotica, sia da trasferire in Germania. A guerra finita, furono rinvenute fosse con i resti di 21 persone. Per ricordare le vittime, è stata costruita l’Aula della memoria, all’interno della quale sono esposti documenti e oggetti del periodo, visitabile durante le visite guidate. Il Borgo di Colle Ameno è tuttora abitato, gli spazi destinati alle botteghe artigiane sono stati recuperati. Si può ancora vedere una delle attività originarie del Borgo: la realizzazione delle antiche ceramiche di Colle Ameno bianche e azzurre con decorazioni naturalistiche.

Borgo di Colle Ameno

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Visite Guidate 2023

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Colle Ameno venne utilizzato dall’esercito tedesco come supporto delle forze aeree, come ospedale militare e come campo di prigionia e centro di smistamento. Vennero rastrellati civili di sesso maschile di età compresa tra i 17 e i 55 anni, che vivevano divisi in tre categorie : i più giovani e prestanti fisicamente venivano avviati nei campi di lavoro in Germania, i meno giovani ma ancora adatti al lavoro venivano utilizzati dai tedeschi per costruire fortificazioni e trincee e per posare le mine lungo la linea gotica, gli invalidi o i malati venivano fucilati. Le testimonianze indicano che le sale al pianterreno della parte centrale di Villa Davia vennero adibite a carcere. Sui muri dell’edificio alcuni civili hanno scritto con pezzi di carbone il loro nome e cognome, a volte la data e il luogo di residenza. Immagini, testimonianze, reperti sono conservati nell’Aula della Memoria, centro di documentazione e consultazione multimediale e percorso didattico dal ventennio fascista ai nostri giorni.

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